Il discorso della montagna: una cascata di beatitudini

beatitudini 2Attorno a Gesù si era raccolta una folla immensa. Oltre alle persone del circondario, Galilea e Giudea, ne erano giunte altre da più lontano. Siamo appena agli inizi del ministero pubblico di Gesù e la sua fama si è già diffusa in Siria, nella Decapoli, oltre il Giordano. Annunciava l’avvento del regno di Dio risanando i cuori e guariva ogni sorta di malattia di infermità risanando i corpi.

Quando vide arrivare la folla – “le folle” dice il Vangelo di Matteo – salì sulla collina, si mise seduto, e sull’immensa adunanza cadde il silenzio, come silenzioso era il lago che si stendeva dinanzi.

La tradizione, confermata da Egeria, pellegrina proveniente dalla Spagna all’inizio del quinto secolo, ha collocato il “monte delle beatitudini” in uno dei luoghi più belli della Galilea, non lontano da Cafarnao. La vista del lago e della pianura di Genezaret, il verde del bosco, l’azzurro del cielo costantemente sereno, continuano anche oggi a trasmettere un senso di pace. Cadde il silenzio e Gesù diede inizio al suo primo discorso.

Erano parole mai udite prima di allora: beati i poveri in spirito, quelli che piangono, i miti, gli affamati e assetati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per la giustizia… (Mt 5, 1-12).

Ad ogni enunciato una promessa. Gesù è largo nel promettere: offre il regno dei cieli, la consolazione, la sazietà, la visione di Dio… È una cascata di promesse. Promesse inaudite come inaudita è la proclamazione che le persone più disgraziate sono beate. È il sovvertimento dei più comuni parametri del nostro pensare.

Quando mai si era sentito dire che è beato chi è povero o chi piange o chi è perseguitato? Inaudito allora, inaudito adesso. Nessuno oserebbe chiamare beate queste persone. Tutt’al più ci si può lasciare sfuggire un: “poveretto”, segno di commiserazione, non certo un: “beato lui”!

Gesù ha un altro modo di vedere le cose e invita a guardarle con i suoi stessi occhi. Porta una “buona novella”, annuncia la grande notizia: Dio entra con forza nel mondo e colma di gioia quelli che subiscono ingiustizie e sono nel pianto; li dichiara beati e li rende tali. Questa sì che è una promessa folle. Più che una promessa è l’annuncio della realizzazione delle promesse antiche: il regno di Dio è giunto, Dio si rende realmente presente; se lui c’è tutto cambia.

Le parole di Gesù non sono consolatorie, hanno la reale capacità di cambiare il cuore, di creare una nuova umanità, compiono ciò che annunciano.

Beato chi è povero, perché il Dio che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del cielo si prende cura di lui, e diventa il suo tesoro. Beato anche chi si è fatto povero perché ha messo in comune i beni con chi è nel bisogno; anche lui possiede il tesoro vero, perché vive come ha vissuto Gesù, che da ricco che era si è fatto povero. Così chi è povero si trova a possedere nientemeno che un regno!

Beato chi ha creduto all’amore di Dio, anche nel dolore e nella solitudine.

Beato chi piange con chi piange e si fa carico delle sofferenze del vicino.

Beato chi non risponde alla strapotenza e all’arroganza con altrettanta insolenza, ma si mantiene umile e mite, senza ricambiare il male col male, ma col bene, fiducioso nella giustizia di Dio: possederà la terra come un dono, senza doverla conquistare con la forza.

Beato chi soffre nel sentirsi oggetto di ingiustizia e nel vedere l’ingiustizia attorno a sé; vorrebbe poter cambiare le situazioni, ma ne è incapace e si affida al Dio che difende la causa del povero. La sua sete e fame di giustizia sarà saziata e vedrà fiorire il deserto attorno a sé.

Beato chi si lascia purificare il cuore dall’amore misericordioso di Dio e con cuore puro sa cogliere il suo progetto d’amore e sa aiutare gli altri a scoprirlo, diventando costruttore di pace. Si riscopre con un dono infinito: figlio di Dio!

Per tutti c’è una promessa: il regno dei cieli, la consolazione, la sazietà, la pace, la pienezza della gioia…

Le beatitudini non rimandano a un futuro lontano. Si è beati oggi, perché Dio è presente oggi, qui, pronto a investire con il dono della sua gioia, la pienezza di vita.

È Gesù stesso che si cala e si rende presente in quella concreta situazione di dolore, di sofferenza, di bisogno, e la fa sua e con lui giunge il Regno di Dio.

Si è reso solidare con ogni persona a cui promette la beatitudine. Può dare ciò che promette perché, prima di proclamare le beatitudini, le vive tutte, sono la sua biografia.

È il povero di spirito e il puro di cuore, la luminosa trasparenza di Dio. Si è fatto talmente vuoto e niente da far passare tutto e solo Dio. Ha pianto su Gerusalemme facendosi carico della durezza di cuore del suo popolo, e ha pianto sull’amico morto condividendo ogni sofferenza. Ha patito persecuzione e ingiustizia come gli ultimi della terra. Ha fatto suo ogni nostro male e l’ha redento, risolto, resuscitato, così che sempre potessimo scoprirvi la beatitudine.

Mite e misericordioso ha rinunciato ad ogni forma di violenza e di vendetta, dimenticando il male che gli è stato fatto e rendendo bene per male. Ha provato fame e sete di giustizia, di rapporti veri, smascherando ipocrisie e falsità, e ha costruito relazioni d’armonia e di pace.

Egli è presente in ogni patire: è lui la beatitudine. È il Dio-con-noi: questa la grande promessa che appaga ogni desiderio.

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