La “Mater Violata”

22che un’opera d’arte può diventare una spinta a cambiare il rapporto con il creato.

 

laMater violata

Dal balcone della mia cucina posso ammirare il monte Tifata, un panorama stupendo. Quest’estate, tra il 10 e l’11 agosto numerosi incendi non hanno risparmiato questa zona e hanno deturpato la bellezza del monte. Ho provato dolore e sgomento, chiedendomi anche cosa potessi fare personalmente per fare barriera a questa devastazione del nostro pianeta e trovando una possibile risposta nell’uso dei mezzi di comunicazione per creare opinione e sensibilità.

Con questo spirito, il 24 settembre, nella Parrocchia dell’Immacolata Concezione a S. Maria C.V. ho partecipato ad una veglia di preghiera diocesana per la salvaguardia del creato. Questo appuntamento si inserisce  nell’iniziativa “Tempo del creato”,  sostenuto e caldeggiato da papa Francesco, che è iniziata il 1° settembre e si concluderà il 4 ottobre, festa di San Francesco. Il tema è: Una casa per tutti? rinnovare l’oikos (dimora) di Dio. In questo tempo i fedeli di tutto il mondo sono stati invitati a mobilitarsi per rinnovare la relazione con il Creatore e tutto il creato attraverso la celebrazione, la conversione e l’impegno concreto. Durante la celebrazione della veglia è stata esposta la scultura in ferro “Mater violata”, opera del maestro Mario Rossetti, originario di S. Maria C.V.

Lo stesso maestro dice che, come sempre avviene, ogni opera è ispirata e anche “Mater violata” vuole esprimere e far vedere i sentimenti e le emozioni che sono alla radice della sua ideazione.

La situazione attuale della Madre Terra, affidata alla cura dell’uomo, appare violata dallo stesso. Il globo, cavo all’interno, rappresenta il vuoto dovuto alla mancanza di valori antichi e autentici, le monete sulla superficie indicano che la sete  di denaro e  di possesso ha prevalso nelle scelte che sono state operate, a discapito della cura del creato. Il sostegno del globo vuole rappresentare le radici che sono rimaste ormai scoperte, senza la possibilità di continuare a dare vita.

Personalmente mi sono sentita molto interpellata da questa opera, l’ho intesa come una spinta per cambiare rotta, come possibilità di immettere un nuovo nel nostro modo di relazionarci con il creato.

Anna Maria Avenia, Comi

 

 

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